Sentiero Ruinas - ATLANTIDES: Miscellanea di Ambiente, Natura, Cultura

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Sentiero Ruinas

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Il lastrone di granito con incisa la mappa del versante arzanese del Gennargentu. La punta in basso a destra indica la direzione per Ruinas

Nuraghe Ruinas, 1205 metri s.l.m. Le parti più chiare erano sepolte dal crollo della parte superiore della torre

Una parte delle capanne del villaggio di Ruinas. Il nuraghe si trova a destra della strada che attraversa l'intero complesso

Le due strade che portano verso in Gennargentu. Il percorso descritto si riferisce a quella di sinistra. Sullo sfondo il Gennargentu,  Punta Florisa è la piccola cima a sinistra

Dalle rocce di Bruncu Cummide Melone un falchetto (non meglio identificato a causa della distanza) segue i nostri movimenti

La vallata attraversata dal torrente Riu 'e su Accu. Sullo sfondo Bruncu Cummide Melone

Il torrente al centro della vallata. Sullo sfondo Arcu sa Turzi

Da Arcu sa Turzi si intravede, in alto a sinistra, la croce di Punta della Croce. In alto, dove si notano delle persone, c'è Punta Florisa

La sorgente Funtana 'e Muscas a 1610 metri s.l.m.

Curioso atteggiamento di un vitello che lecca il collo della madre

Da Punta Florisa si può avere una vista complessiva del percorso effettuato

Da Punta Florisa si può osservare Punta La Marmora col suo cono di pietre e, parzialmente nascosta, Punta della Croce

Punta della Croce il giorno della manifestazione "La montagna che unisce" del 2011.
Per questa manifestazione, organizzata dal CAI la prima domenica di maggio, confluiscono centinaia di escursionisti da quattro sentieri diversi, il cosiddetto "Sentiero stellare"

Un pianta tipica del Gennargentu, la cinquefoglia rupestre (Potentilla rupestris ssp. corsica)

Un pianta tipica del Gennargentu, la viola riviniana (Viola riviniana)


Un pianta tipica del Gennargentu, la falsa ortica di Corsica (Lamium garganicum ssp. corsicum)



        Il nuraghe Ruinas (Orruinas nelle carte IGM) è posto sulle falde del Gennargentu a un'altitudine di 1205 metri s.l.m. Recenti scavi l’hanno liberato dai massi del crollo delle porzioni superiori e hanno rivelato (cosa peraltro facilmente intuibile) il buono stato di conservazione di quelle inferiori.
L'aspetto più interessante e curioso è dato dal vasto villaggio di capanne che circondano il nuraghe. Sono chiaramente di discendenza nuragica ma abitate fino in epoca storica. Fino a quando gli abitanti, forse stremati da qualche periodo di carestia o dall'asperità del luogo, decisero di abbandonarlo. Furono accolti e inclusi nell'abitato di Arzana (NU) che, di conseguenza, prese possesso dei territori di pertinenza di questo villaggio.

Fin dalla prima volta che le ho viste, mi ha incuriosito l'aspetto regolare del crollo delle capanne,  prevalentemente verso l'interno, in maniera da trasformarle in tanti mucchi di sassi. Come se gli abitanti, nel momento di abbandonarle, le avessero abbattute in maniera programmata e sistematica per evitare, magari, che altri le occupassero. Se fosse corretta questa ipotesi, basterebbe scavare alcune delle capanne per avere informazioni precise sugli ultimi giorni di vita di questa antica comunità montana.

La storia non ci ha tramandato quale fosse il nome di questo villaggio ora conosciuto come Ruinas o Orruinas, cioè "Le Rovine".
La località di Ruinas, al di là di queste disquisizioni, è in ottima posizione ed è normalmente raggiungibile con una semplice autovettura. Si presta, dunque, a essere utilizzata come punto di partenza per un'escursione alla cima più alta del Gennargentu.
L'antico villaggio di Ruinas può essere raggiunto dalla strada statale Lanusei-Nuoro dove, nel tratto compreso tra gli incroci per Arzana (NU) e Villagrande (NU) c’è una deviazione che conduce a GairoTaquisara, al Montarbu di Seui e al versante arzanese del Gennargentu.
L'incrocio, a sinistra per chi proviene da Lanusei (NU), è  preannunciato da un cartello in entrambi i sensi di marcia, non è invece attualmente presente alcuna indicazione nel bivio medesimo.
Svoltiamo dunque a sinistra è attraversiamo subito lo stretto ponte che scavalca il rio Siccaderba.
Da subito ci rendiamo conto che la strada, pur essendo asfaltata, presenta buche e tratti mancanti del manto stradale. Per questo motivo la percorriamo sempre con la massima attenzione anche perché è piuttosto stretta ed è frequentata da animali al pascolo.
Dopo meno di un chilometro incontriamo un bivio dove svoltiamo a destra e proseguiamo su una strada piuttosto stretta che segue i contorni di un lago artificiale.
Percorsi otto o nove chilometri, ci troviamo davanti alla particolare lastra di granito (di cui riporto la foto) che reca scolpita la mappa del versante arzanese dei monti del Gennargentu. La sagoma della pietra ci indica anche che la direzione da seguire è la destra.
Da questo punto la strada scende verso valle fino alla quota di seicento metri. Attraversiamo un ponte sul fiume Flumendosa e successivamente quello di un suo affluente.
All'uscita di questo secondo ponte ci dirigiamo verso sinistra. Inizia subito la salita finché, dopo una decina di chilometri, quando ormai la strada è diventata sterrata, intravediamo su una piccola altura il nuraghe Ruinas che si trova alla quota di 1200 metri.
Non rimane che trovare un posto idoneo per parcheggiare e iniziamo da qui l'escursione.
Il tragitto non si presenta particolarmente impegnativo, tuttavia non dobbiamo dimenticare che ci sono oltre 600 metri di dislivello da superare per raggiungere Punta La Marmora alla quota di 1834 metri s.l.m.
Ci incamminiamo su uno sterrato che attraversa l'antico villaggio lasciando il nuraghe alla nostra destra e alcuni gruppi di capanne alla sinistra. La distesa di capanne è piuttosto vasta, stimiamo che possa aggirarsi sui quattro o cinque ettari.
Superato l'antico abitato proseguiamo in direzione nord, fino a incontrare un incrocio con tre strade. Quella di sinistra conduce a varie località del versante meridionale del Gennargentu arzanese. Le altre due proseguono quasi parallele e portano entrambe verso il Gennargentu. Preferiamo evitare quella più a destra perché raggiunge le pertinenze di alcuni ovili.  Imbocchiamo quella centrale che sappiamo essere libera.
Proseguiamo su questo tratto di strada, che sembra abbastanza recente, ed è scavato nel versante orientale di Bruncu Cummide Melone. Intanto nel fondo valle si susseguono alcuni ovili serviti dalla strada di cui si è detto in precedenza.
Dopo un breve tragitto individuiamo, lontana davanti a noi, la sagoma del Gennargentu con la piccola cima di Punta Florisa che prendiamo come punto di riferimento, mentre in basso, alla sua sinistra, si può notare Arcu sa Turzi.
La carreggiata finisce bruscamente dopo circa tre chilometri dalla partenza e quarantacinque minuti di cammino.
Individuiamo subito l'inizio del sentiero che, tra l'altro, è segnato dal CAI con le bandierine bianco-rosse dipinte sulle rocce. E' stato creato solo recentemente e, se rimane in buone condizioni, . permette di raggiungere la cima del Gennargentu senza problemi. Noi preferiamo seguirlo solo parzialmente, basandoci sulla nostra esperienza e senso di orientamento. Oltretutto lo schema mentale che ci siamo fatti del tragitto è molto semplice. Basta risalire la valle in direzione nord fino ad Arcu sa Turzi, da qui dirigersi a destra e arrivare a Punta Florisa, quindi seguire la linea di cresta fino a Punta La Marmora e a Punta della Croce, facilmente individuabile da lontano per la grande croce.
Imbocchiamo dunque il sentiero e raggiungiamo il torrente che si origina dai rigagnoli che scendono da Arcu Sa Turzi e che percorre tutta la valle. Nelle carte IGM 1:25.000 è segnalato come Riu 'e su Accu, cioè "Fiume della Valle", probabilmente per distinguerlo dagli altri torrenti minori che convogliano su questo corso d'acqua principale.
Troviamo piuttosto agevole risalire il corso del torrente che presenta una scarsa pendenza, procedendo un po' alla sua destra e un po' alla sua sinistra.
Arriviamo così ai piedi di Arcu sa Turzi che in realtà è formato da due "Archi".
Nel linguaggio comune, i cui termini sono poi riportati nella toponomastica, s’intende per Arco la salita e la discesa da un versante all'altro di un passo di montagna. Il passo, invece, prende il nome di Genna cioè Porta. Il caso più significativo è il toponimo di un altro versante di questa montagna, Arcu Gennargentu, cioè Arco della Porta d'argento. Come si può notare, questo toponimo distingue nettamente l'Arco (la salita/discesa) dalla Porta (il passo). Termino questo breve excursus linguistico notando che, molto probabilmente, da questo toponimo, Arcu Gennargentu, è derivato il nome dell'intera montagna.
Torniamo ad Arcu sa Turzi che, già in lontananza, si presenta come una grande doppia sella, posta tra Bruncu Allasu (alla nostra sinistra) e Punta Florisa (a destra). L'altitudine dell'arco di sinistra, per le carte IGM, è di 1585 metri, per quello di destra non è indicata, ma è leggermente superiore. Tra i due sussiste una prominenza, in parte rocciosa, leggermente più alta dei due Archi: 1604 metri s.l.m.
Rimane un ultimo chiarimento. Le carte IGM indicano come Arcu sa Turzi solo quello di sinistra, non riportano invece il nome dell'altro. E' presumibile che anch'esso avesse un nome che i pastori del Gennargentu dovevano necessariamente utilizzare per distinguerlo dall'altro. Si consideri che i due archi fanno capo a due sentieri ben distinti, specialmente per il versante opposto che è molto più scosceso di questo. Non conoscendo, al momento, il nome di questo secondo Arco, gli indichiamo entrambi come Arcu sa Turzi, distinguendo, se occorre, quella di destra da quello di sinistra.
Abbiamo già raggiunto varie volte entrambi gli archi passando dal versante opposto. Per il resoconto rimando all'apposita pagina: Escursioni da Bau sa Minna.
Ma torniamo finalmente alla nostra escursione.
Arrivati sotto Arcu sa Turzi, poiché il terreno lo permette, possiamo scegliere liberamente se dirigerci verso l'arco di destra o di sinistra. Ovviamente abbiamo provato entrambe le soluzioni. Abbiamo una leggera preferenza per l'arco di destra perché il cammino per arrivarci ci porta a passare per la sorgente denominata Funtana 'e Muscas.
Risaliamo quindi il piccolo torrente posto più a destra, fino a trovare l’origine della vena d’acqua. Ci aiutiamo con la carta IGM 1:25000 che portiamo sempre appresso e, perché no, anche con il navigatore satellitare.  Essendo questo dotato della cartografia IGM 1:50000 non ci rimane alcun dubbio sulla corretta individuazione della sorgente. Attualmente è un po' in stato di abbandono, ma a noi piace individuare man mano tutti questi siti che nel passato hanno avuto un ruolo importante nella dura vita dei pastori di queste montagne. Funtana 'e Muscas si trova a una quota di 1610 metri ed è in prossimità di un sentiero che ci porta in pochi minuti ad Arcu sa Turzi, ovviamente all’arco di destra.
Ci riposiamo un po' prima di riprendere la salita perché la distanza che ci separa da Punta Florisa, che è circa 700 metri, cela un dislivello di 220 metri. Questo è senz'altro il tratto più difficoltoso di tutta l'escursione.
Individuiamo, in alto sulla destra, il gruppo di rocce che dovrebbe corrispondere a Punta Florisa e iniziamo l'ascesa del ripido pendio. Saliamo cercando di mantenerci sulla destra del costone, sfruttando qualche piccolo tratto di sentiero che agevoli il cammino. Finché, superato un gruppo di rocce, ci troviamo, quasi inaspettatamente, davanti al cono di pietre che indica Punta Florisa, 1822 metri s.l.m.
Guardando davanti a noi notiamo, lontana, la parte alta della grande croce di Punta della Croce e, circa a metà strada, il cono di pietre che indica
Punta La Marmora. In fondo, sulla sinistra, Punta su Sciùsciu che nelle carte IGM è indicato come Bruncu Spina. Il vero Bruncu Spina è invece chiaramente visibile in lontananza, a sinistra di Su Sciùsciu. Tutte queste piccole cime, compresi alcuni spuntoni rocciosi, hanno un'altezza di poco inferiore a Punta La Marmora. Questa differenza è difficile da apprezzare correttamente se non ci si posiziona in maniera appropriata.
Scendiamo da Punta Florisa e, dopo un breve tratto che si affaccia sul versante orientale, guadagniamo nuovamente la linea di cresta che seguiamo senza eccessive difficoltà fino alla
Punta La Marmora (la cima più alta della Sardegna, 1834 metri s.l.m.) e poi fino a Punta della Croce che stimiamo possa avere un'altezza di circa 1828 metri s.l.m.

Indipendentemente dalla differenza di altitudine, Punta della Croce rimane tradizionalmente il punto di riferimento principale per il Gennargentu. Anche la manifestazione La montagna che unisce, organizzata dal CAI (Club Alpino Italiano) che si tiene ogni anno, generalmente la prima domenica di maggio, converge su Punta della Croce.

Per un chiarimento sulla corretta identificazione di Punta La Marmora che tradizionalmente veniva fatta coincidere con Punta della Croce, rimando alla pagina:

La scoperta della vera Punta La Marmora

Noto che abbiamo impiegato tre ore e mezzo per superare i 650 metri il dislivello tra Nuraghe Ruinas e Punta La Marmora.
Al ritorno ripercorriamo lo stesso tragitto dell'andata, pur con qualche variante. Ad esempio non passiamo più per la cresta del Gennargentu ma seguiamo il sentiero che, sul versante occidentale, passa a breve distanza essa. Oppure ad Arcu Sa Turzi passiamo per l'altra sella, quella prossima Bruncu Allasu. Queste varianti sono in parte finalizzate alla ricerca di qualche pianta che attiri il nostro interesse. Allego qualche immagine come esempio.
Giungiamo così a Ruinas ma, sia per la stanchezza sia per l'ora tarda, decidiamo di rimandare a un’altra occasione una visita più approfondita a questo misterioso villaggio.

(20 maggio 2011)
(Ultima revisione: 25/01/2021)




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Escursioni nel Gennargentu





Nuraghe Ruinas, 1205 metri s.l.m. Le parti più chiare erano sepolte dal crollo della parte superiore della torre

Nuraghe Ruinas, 1205 metri s.l.m. La porta di ingresso

Un tratto della strada sterrata dopo l'incrocio posto a monte di Ruinas

Un delle tante distese di pietre presenti sul Gennargentu. Si noti che è attraversata da un sentiero

Ontani neri (Alnus glutinosa) lungo Riu 'e su Accu. Sullo sfondo Arcu sa Turzi

Ancora la vallata. Sullo sfondo Arcu sa Turzi



Arcu 'e Degiotto (Arco dei Diciotto). La tradizione riporta che vi morirono diciotto persone durante le lotte tra le popolazioni di Arzana e Desulo per il controllo di questi territori

Ancora la grande vallata vista da Arcu sa Turzi. Risalendo il torrente di sinistra si può giungere a Funtana 'e Muscas

I resti di un antico ovile

Sempre più spesso si incontrano ciclisti nei sentieri del Gennargentu. Questi tre stanno salendo, ormai prossimi, ad Arcu sa Turzi





Punta Florisa (1822 metri) è ormai a pochi passi

A destra Punta La Marmora (1834 metri s.l.m.), in fondo Punta della Croce (1828? metri s.l.m.)



A queste altitudini la nebbia può arrivare improvvisamente. La foschia sta avvolgendo Punta La Marmora mentre la vallata di Tedderì  è ancora sotto il sole




Un pianta tipica del Gennargentu,  la viola corsica (Viola corsica ssp. limbarae)

Un pianta tipica del Gennargentu, la peonia sardo-corsa (Paeonia corsica)

Un albero tipico del Gennargentu, un vetusto ontano nero (Alnus glutinosa)

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