La fonte sacra nuragica Su Tempiesu - ATLANTIDES: Miscellanea di Ambiente, Natura, Cultura

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La fonte sacra nuragica Su Tempiesu

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Generalità sulla Fonte sacra Su Tempiesu
     Oltre ai più conosciuti pozzi sacri o, meglio, templi a pozzo, in Sardegna sono presenti numerosi esempi di fonti sacre. Quella denominata Su Tempiesu è unica nel suo genere per l'accuratezza, l'originalità costruttiva e per il buono stato di conservazione.
Fu edificata nel XIII secolo a.C., ma forse proprio nel periodo del suo massimo splendore, intorno al IX secolo a.C.  fu sepolta da una frana staccatasi dal costone scistoso soprastante, per cui fu abbandonata. La frana spazzo via il tratto superiore del monumento e seppellì il resto, che fu scoperto casualmente nel 1953 durante lavori di sistemazione della vena acquifera.
E' stata realizzata in opera isodoma, cioè con conci perfettamente lavorati a squadra e, ove occorra, con appropriata inclinazione per  la realizzazione dei tratti obliqui.
Come materiale da costruzione è stata usata trachite vulcanica, che ben si presta ad essere lavorata e non è facilmente soggetta al disfacimento causato da agenti esterni o dal contatto con l'acqua. Però non essendo questa di Su Tempiesu un'area vulcanica, i materiali sono stati necessariamente portati da altre località, e anche piuttosto distanti. Siamo nel lI millennio a.C., nella totale assenza di strade ed in un isola piuttosto impervia, per cui  doveva essere piuttosto laborioso e difficoltoso il trasporto di pesanti materiali da costruzione. L'utilizzo di rocce vulcaniche, trachite e basalto, giunte da altre località, non è tuttavia un fenomeno isolato  nell'edificazione di monumenti nell'epoca nuragica.
Riporto a titolo di esempio il caso del Santuario di Gremanu (Fonni-NU) ove fanno bella mostra di sé alcuni filari di conci basaltici perfettamente lavorati e squadrati. In questo caso, come a Su Tempiesu, l'importanza del risultato che si voleva ottenere giustifica il disagio e le difficoltà del trasporto.
Per certi versi è ancora più singolare il caso del Tempio a megaron S'Arcu 'e is Forrus (Villagrande-NU). Qui, in alcune costruzioni attigue al tempio, frammenti di basalto bolloso sono stati abbondantemente utilizzati per zeppare gli spazi vuoti della muratura. Chiarisco meglio, nella realizzazione delle murature a secco realizzata con pietre grezze o appena sbozzate, dopo la posa dalle pietre più grandi, rimanevano naturalmente degli spazi vuoti, che dovevano essere zeppati per consolidare la muratura, incuneando pietre più piccole. Il basalto bolloso, essendo relativamente morbido e non scheggiando con facilità, si presta egregiamente a questa funzione. Ovviamente non è da escludere che i pezzi di basalto provengano dagli scarti di altre lavorazioni, però non ancora individuate. Tuttavia, questi casi presi in considerazione, per i quali si può presumere che i materiali provengano dalle aree vulcaniche della prospiciente costa orientale, denotano una grande organizzazione tecnica e sociale che doveva esserci dietro la realizzazione di questi santuari del popolo nuragico.
Tornando alla fonte sacra Su Tempiesu, essa si può suddividere idealmente in tre parti: il vestibolo, la cella e la parte esterna con l'area destinata alla folla dei fedeli.

Il vestibolo
Il vestibolo o prònao (in greco
πρόνᾱος posto davanti alla cella) è un locale aperto frontalmente e chiuso posteriormente dal tramezzo che delimita e protegge la cella. Lateralmente, due muri realizzati in aggetto fin dai primi filari,  formano un angolo acuto molto stretto e determinano contemporaneamente sia le pareti che la copertura interna del vestibolo. Manca la parte finale, distrutta dalla frana, ma rimangono due archi monolitici, posti a circa tre quarti dell'altezza originaria, che abbelliscono il vestibolo creando una sorta di soffitto intermedio. La copertura esterna è stata realizzata a doppio spiovente, ornata frontalmente da una doppia cornice perimetrale, con la gronda provvista di paragocce per impedire che l'acqua piovana scorresse sui muri. L'elemento terminale del frontone, costituito da un elemento tronco-piramidale,  che segue le linee della doppia cornice della copertura, e che era stato spazzato via dalla frana,  è stato rinvenuto durante i lavori di scavo. Costituiva un ben caratteristico acroterio, avendo infisse venti spade votive, segno e testimonianza di un popolo orgoglioso e guerriero.
La tecnica dell'aggetto presuppone che le file superiori dei conci siano fatte sporgere rispetto a quelle su cui poggiano, si crea così un gradino. A Su Tempiesu, così come nel pozzo sacro di S. Cristina (Paulilatino-OR), un taglio obliquo dei conci risolve questo problema. Anzi, un taglio obliquo più accentuato provoca la creazione di un piccolo gradino in senso opposto, in questo modo il concio superiore resta all'interno ed a sporgere è il concio inferiore. Si ottiene così, nei tratti inclinati, una caratteristica dentellatura.
Il vestibolo è completato, come normalmente avviene, da due panchine laterali destinate ad accogliere le offerte, oggetti sacri e gli officianti o le officianti.
Un'ultima curiosità riguardo alla copertura: i conci erano stati realizzati con una piccola bugna in posizione centrale. Molte di esse, che erano state a suo tempo asportate, sono state ritrovate nei pressi, altre sono ancora presenti al loro posto. Rimane il dubbio su quale fosse la loro funzione. Si poteva trattare di un semplice appiglio per la movimentazione e la posa in opera dei conci o, considerata l'evidente forma mammelliforme, di una sorta di omaggio alla Dea Madre da parte degli intagliatori delle pietre, sapendo che potevano essere poi facilmente rimosse all'atto della posa in opera.

La cella
La cella, ove sgorga la sorgente, è concepita in tutti i dettagli come un tempio a pozzo in miniatura.  Ecco che abbiamo in primo luogo cinque gradini per scendere idealmente nella conca che raccoglie l'acqua sorgiva. In realtà i piccoli gradini sono sommersi dall'acqua perchè il troppopieno (costituito da un intaglio che permette all'acqua di defluire) si trova nell'ultimo gradino. Precedentemente era posto, in maniera simbolicamente più corretta, nel gradino inferiore (è ancora visibile l'intaglio) all'altezza del piano di calpestio del vestibolo. La variante è stata forse dettata dalla necessità tutelare la purezza della fonte dall'ingresso di corpi estranei, terra e fogliame.
La copertura del piccolo vano-scala è stata realizzata con architravi degradanti scalarmente verso il basso in modo da formare una sorta di scala inversa, come nei "veri" pozzi sacri.
La conca che raccoglie l'acqua reca al centro un piccolo pozzetto che sembra avere la funzione pratica di raccogliere le impurità e di permettere una più agevole pulizia della fonte. Ma anche qui non bisogna scordare l'aspetto simbolico, infatti in taluni templi a pozzo, al centro della camera si apre un pozzo di piccolo diametro che sprofonda nel terreno anche per molti metri. Riporto un'immagine del pozzo sacro Funtana Coberta (Ballao-CA) dove, sotto alcuni decimetri d'acqua, si sprofonda per oltre cinque metri un pozzo dal diametro di poco più di un metro, ora opportunamente protetto da una grata metallica.
Torniamo a Su Tempiesu. La conca è circondata da alcuni filari di conci perfettamente curvilinei che reggono una piccola tholos, non facilmente visibile perchè contenuta tra la montagna e il muro posteriore del vestibolo. Ed è giusto che sia così perchè, secondo gli antichi costruttori, questa è la parte più sacra del tempio.
In questa descrizione viene paragonata la struttura del tempio a pozzo e della fonte sacra a quella del tempio greco in antis e dell'omologo tempio nuragico a mégaron, ma c'è da rilevare una sostanziale differenza. Nella cella del tempio greco era custodito un simulacro della divinità, per il t
empio nuragico a mégaron non è facile individuare quale fosse realmente l'oggetto del culto, ma nella cella o camera del  tempio a pozzo e della fonte sacra c'era realmente la divinità: Sa mama 'e vuntana.


La parte esterna
L'elemento più caratteristico della parte esterna è un muro curvilineo che partendo dal lato destro del tempio ne copre dagli sguardi la parte interna e delimita una piccola area antistante.  Esso tende a convergere con un tratto di muro proveniente dal lato opposto, lasciando però un piccolo spazio che costituisce l'ingresso al tempio.
L'ingresso rimane frontale ma spostato a sinistra. La scelta di porlo in questa posizione produce un'interruzione della simmetria dell'opera, per cui anche il pozzetto minore, inglobato nel muro curvilineo, viene a trovarsi a destra rispetto all'asse centrale del tempio. Per ovvie ragioni, anche la canaletta che porta l'acqua dal pozzetto principale a quello secondario taglia diagonalmente il vestibolo da sinistra a destra.
Questo secondo pozzetto, concettualmente simile al primo, ma realizzato in maniera più grossolana, è sormontato da un architrave di trachite rossa, sbozzato nella forma approssimativa di un arco. Il muro curvilineo è stato costruito nella parte bassa con conci di trachite, presumibili resti di lavorazione del tempio e, nella parte alta, con materiali scistosi del luogo. A destra del muro curvilineo, un'altra parete provvista di bancone delimita ad angolo retto quest'area. Essa, a giudicare da alcune lastre di scisto rimaste sulla parte alta del muro, doveva essere, almeno parzialmente, coperta. Era qui che confluivano i fedeli e qui deponevano le offerte. Il vestibolo del tempio era riservato ai soli sacerdoti o sacerdotesse.
L'acqua che usciva dal secondo pozzetto, attraverso una seconda canaletta, fluiva in un terzo pozzetto di basalto di cui sono stati trovati alcuni pezzi.
Da questo terzo pozzetto, che era probabilmente ormai fuori dall'area sacra, l'acqua, attraverso la valletta sottostante, si disperdeva nella campagna dove, secondo la concezione religiosa degli antichi sardi, tornava alla Dea Madre.
In ultimo segnalo un ulteriore muro di forma semicircolare avente la funzione di delimitare l'area sacra sul lato sinistro del tempio.

Il culto
Generalmente i templi a pozzo e le fonti sacre sono associate ad un generico culto delle acque. Tuttavia mi sembra opportuno ritenere che l'acqua fosse solo un mezzo e che il vero oggetto di culto fosse la divinità (o spirito) che risiedeva nella vena di acqua sorgiva.
(Similmente, non si può affermare che a Lourdes sia praticato il culto delle acque o che lo pratichi il cristianesimo in genere, pur utilizzando l'acqua come mezzo tangibile per il rapporto dell'uomo con la divinità).
La lingua sarda ha conservato questo concetto con l'espressione Sa mama (o mamma) 'e vuntana, cioè La madre del pozzo o della fontana, come se ogni pozzo o vena sorgiva avesse un proprio nume tutelare: Sa mama 'e vuntana per l'appunto. Per questo motivo, nei casi in cui maggiormente se ne intuiva la presenza,  venivano individuate delle fonti e costruiti dei pozzi per il culto di questo Spirito, che per certi versi è legato al concetto più vasto della Dea Madre, la Madre Terra.
L'espressione Sa mama (o mamma) 'e vuntana non è certo di uso comune e si ricorda utilizzata dalle madri per incutere timore ai bambini al fine di indurli a non avvicinarsi o sporgersi nei pozzi, in termini analoghi a quelli espressi dal prof. Giovanni Lilliu  (La civiltà dei Sardi, pag. 568). Similmente si ritrova la medesima locuzione riferita alle sorgenti ove  il pericolo per il bambino è, peraltro, limitato.
In entrambi i casi l'espressione usata per intimorire e tenere a bada i bambini, denota da parte della madre stessa un ancestrale timore reverenziale, tramandato oralmente e presumubilmente per linea materna,  fin dalla notte dei tempi. Fino alle credenze religiose dei popoli nuragici e prenuragici.

Conclusione

Accenno ora a un mistero, per me ancora irrisolto, sul nome del tempio nuragico. Diverse fonti, anche autorevoli, attribuiscono all'espressione Su Tempiesu il significato di "Il Tempietto". Tuttavia, parrebbe che Su Tempiesu non fosse altro che Il Tempiese (nel senso di persona originaria di Tempio Pausania-SS) che era l'usufruttuario del fondo agricolo in cui fu rinvenuta la fonte sacra.

Malgrado che Su Tempiesu sia ubicato in una località piuttosto isolata, può essere facilmente raggiunto. Sono sufficienti alcune semplici indicazioni.
Partendo dal piazzale antistante il cimitero, nella periferia meridionale di Orune (NU), si prenda la strada asfaltata posta nel lato sinistro e dopo cinque chilometri, restando sempre nella strada principale,  ci si troverà di fronte alla sede della cooperativa che gestisce il sito archeologico. Il monumento, che si trova a poche centinaia di metri nella valle sottostante, ci colpirà per la sofisticata accuratezza costruttiva e ci meraviglierà che il popolo nuragico, di cui probabilmente ci eravamo fatti un'idea diversa, abbia saputo realizzare questo tempio ben 1.300 anni prima della nascita di Cristo.


(3 febbraio 2009)

(Ultima revisione: 23/01/2021)



Vista d'insieme della fonte sacra nuragica Su Tempiesu



Su Tempiesu, lo spiovente sinistro. In primo piano alcuni conci di trachite rosa che sostituiscono quelli non ritrovati. Complessivamente ne sono stati sostituiti nove



Fonte sacra nuragica Su Lumarzu a Rebeccu, frazione semiabbandonata di Bonorva (SS)



Fonte Su Lumarzu, particolare della cella ove sgorga l'acqua sorgiva. L'impostazione generale non è dissimile da Su Tempiesu, manca la maestosa copertura del vestibolo



Nuraghe Costa a Foresta Burgos (SS).
Esempio di opera in aggetto con massi grezzi o appena sbozzati



Un esempio simile nel nuraghe Piscu a Laconi (CA), realizzato con conci lavorati.
L'elevazione in altezza e la conseguente formazione di angoli molto acuti sembra essere intrinseca alla tecnica in aggetto. Analogo risultato si è avuto a Su Tempiesu.

Una delle bugne della copertura a doppio spiovente lasciate sul posto, forse casualmente. Ma forse anche volutamente se è vera l'ipotesi simbolica descritta nel testo.

Su Tempiesu.
L'inserimento dei due archi monolitici è segno della ricerca di un valore estetico

Tempio di Gremanu a Fonni (NU). Scorcio dell'interno con i  muretti in basalto

Tempio di Gremanu.
Particolare dei conci di basalto perfettamente squadrati e levigati. Le aree vulcaniche della costa orientale distano in linea d'aria parecchie decine di chilometri

Tempio a megaron S'Arcu 'e is Forrus a Villagrande (NU).
I muri di alcune costruzioni attigue al tempio (peraltro di difficile interpretazione) sono stati zeppati con scaglie di basalto provenienti dalla costa orientale, distante in linea d'aria alcune decine di chilometri

Tempio a megaron S'Arcu 'e is Forrus. Particolare della zeppatura con basalto bolloso


Tempio a pozzo Funtana Coberta a Ballao (CA). La copertura del vano-scale è ottenuta disponendo scalarmente una serie architravi. Nel pozzetto di Su Tempiesu si è ricercata la stessa disposizione


Funtana Coberta. Al centro della camera, sotto alcuni decimetri d'acqua, il pozzo si espande per altri cinque metri, protetto da una griglia. Questa prosecuzione del pozzo richiama le vaschette del primo e del secondo pozzetto di Su Tempiesu, destinate, in pratica, alla raccolta dei sedimenti

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