Sentiero basso Bruncu Spina - ATLANTIDES: Miscellanea di Ambiente, Natura, Cultura

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Sentiero basso Bruncu Spina

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Sentiero basso Bruncu Spina

      Da Fonni (NU) prendiamo la strada statale per Desulo (NU) e seguiamo le indicazioni che indicano "Bruncu Spina". Proseguiamo fin quando finisce la strada e ci troviamo in un vasto parcheggio, proprio sotto la montagna, in corrispondenza delle piste da sci. Lasciata l'auto, imbocchiamo il sentiero indicato dal cartello "Bruncu Spina" e "Punta Paulinu".
Ci troviamo a quota 1550 metri s.l.m. e dobbiamo raggiungere Punta La Marmora a 1834 metri s.l.m. Il dislivello non ci sembra eccessivo anche perché lungo il percorso non sono presenti saliscendi degni di nota.
Questo ci sembra il tragitto più semplice per giungere a Punta La Marmora. Non ci sono tratti sterrati da percorrere con l'auto e permette di arrivare all'Arco di Gennargentu abbastanza freschi in maniera che si affronti meglio l'unica vera salita del percorso.
L'unico neo è dovuto al fatto che questo percorso non è adeguatamente collegato con gli altri sentieri del Gennargentu in maniera da consentire un percorso ad anello.
Lungo la cresta della montagna, parallelo a questo tracciato, scorre il Sentiero alto Bruncu Spina. Ma il collegamento più ovvio tra i due percorsi, quello che sfrutta il tracciato delle piste sciistiche (lo abbiamo già provato in entrambi i sensi di marcia) è sconsigliabile a causa della ripidità del percorso.
Abbiamo provato anche scendere dal Bruncu Spina seguendo la strada sterrata fin quando essa si affaccia su questo versante, in prossimità di un tornante a circa 1720 metri di altitudine. Da questo punto c'è un dislivello di soli 170 metri dalla base delle piste sciistiche ma il terreno è piuttosto impervio, per cui anche questa variante è sconsigliabile. L'ideale sarebbe la realizzazione di un nuovo sentiero che dal suddetto tornante riporti in prossimità delle piste sciistiche. Ma questo è solo un desiderio.
Torniamo alla descrizione del Sentiero basso Bruncu Spina.
L'escursione inizia con una moderata salita. Subito dopo attraversiamo due ontaneti che fanno da corollario ad altrettanti rivoli montani, tra la frescura che pare emanarsi dal fruscio delle foglie e dal gorgoglìo di un piccolo ruscello, che non sembra esaurirsi anche in piena estate. Altri rivoli montani si possono incontrare in vari punti del percorso, la presenza e la quantità dell'acqua sono, naturalmente, legate alla stagione climatica e alle sue variabili.
In queste aree fresche e umide si possono incontrare varie specie vegetali interessanti, ad esempio, la viola di Rivinus (Viola riviniana) e la viola silvestre (Viola reichenbachiana). Ma anche l'endemico nontiscordardimé (o miosotide) di Soleirol (Myosotis soleirolii) dai minuscoli fiori bianco-azzurri con la parte centrale gialla. Inoltre, il ciombolino trilobo (Cymbalaria aequitriloba), una piccola pianta strisciante con le foglie tondeggianti trilobate e i fiori azzurro-violacei. A proposito di viole, quella che s’incontra abbondantemente nei prati asciutti ed è ampiamente diffusa sui Monti del Gennargentu è l'endemica viola del Limbara (Viola corsica ssp. limbarae).
Dopo aver superato alcuni punti rocciosi, il sentiero assume un andamento più agevole che continuerà fino in prossimità dell'Arco di Gennargentu.  Possiamo ora osservare, alla nostra destra, due spuntoni rocciosi dalla parete verticale. Nella prima roccia si nota, già in lontananza, un grosso cespuglio formato da alcune piante di acero trilobo (Acer monspessulanum), una specie arborea che raggiunge dieci-quindici metri di altezza e che qui si è adattata alla vita rupicola. Vicino, nella seconda roccia, un altro cespuglio, più piccolo, di pero corvino (Amelanchier ovalis), un arbusto rupicolo dai minuscoli frutti eduli.
Entrambe le specie, già poco diffuse in tutta la Sardegna, sono rarissime da queste parti.
Da questo punto è visibile, a circa tre o quattrocento metri di distanza, un insieme di ontaneti. Nel primo dei quali è stata creata un'area di sosta recintata che raggiungiamo in pochi minuti.
Nell'area di sosta, oltre la fresca ombra degli ontani e la freddissima acqua della sorgente, segnalo la presenza di alcuni esemplari di genziana maggiore (Gentiana lutea). Probabilmente sono stati reintrodotti ma sono perfettamente inseriti nell’habitat naturale dove, probabilmente, un tempo questa specie era comune. La raccolta indiscriminata della sua radice, che, di fatto, porta all’estirpazione dell’intera pianta, ha ridotto sensibilmente la popolazione presente in Sardegna ma qualcosa si è fortunatamente salvato (vedi la pagina: Gentiana lutea - Genziana maggiore).
Proseguiamo nel sentiero che si snoda a mezza costa, prima nel versante orientale del Bruncu Spina (1828 m s.l.m.), poi in quello di Punta Paulinu (1792 m s.l.m.). Dopo un'altra mezz'ora appare la grossa sagoma del sassoso Gennargentu. La cima più alta, Punta La Marmora (1834 m s.l.m.) non è visibile da questa posizione. E' invece ben visibile, al centro del massiccio, Genna Orisa (1782 m s.l.m.) il passaggio obbligato per giungervi.
L'espressione "sassoso Gennargentu" non vuol essere negativa, semplicemente manifesta l'impressione che abbiamo avuto giungendo dai vari sentieri del versante settentrionale. Oltretutto, da appassionati della natura, sappiamo bene che fra questi sassi si conservano, protette, molte specie vegetali rare.
Queste distese di sassi di natura granitoide, generano anche un fenomeno detto "s'abba ci sonada" (l'acqua che risuona). Il fenomeno è dovuto al suono prodotto dai rivoli d'acqua che scorrono sotto lo strato di pietre. Esso risuona e si amplifica fino a diventare un forte fruscio, più simile al rumore del vento che non dell'acqua. Posso assicurare che talvolta è veramente impressionante.
Circa trenta minuti dopo, un'ora e mezza da quando siamo partiti, dopo aver superato un breve tratto in discesa in ambiente più roccioso, arriviamo all'Arco di Gennargentu.
Il toponimo Arco di Gennargentu significa "Arco della Porta d'argento". La Porta d'argento è l'ampia sella che separa Punta Paulinu dal Gennargentu vero e proprio. Questa porta permette il passaggio dal versante orientale a quello occidentale dei Monti del Gennargentu. L’Arco è invece il percorso prima in salita e poi in discesa che si compie per scavalcare il valico e passare da un versante all’altro.
Questo è il tragitto che compivano i desulesi quando, in passato, venivano in Ogliastra a vendere i loro manufatti. Son trascorsi molti anni ma penso che in tanti li ricordino ancora. Così come ricorderanno il loro inconfondibile richiamo: "... e turras e talleris e palias de forru!", cioè "... mestoli, taglieri e pale per il forno!".
Il nostro sentiero non attraversa l'Arco di Gennargentu ma lo percorrerà longitudinalmente perché continuerà a svolgersi nel versante orientale della piccola catena montuosa.
Dall'Arco di Gennargentu (1559 m s.l.m.) a Genna Orisa (1782 m s.l.m.) la porta di accesso alle aree cacuminali del Gennargentu, il dislivello è di soli centoventi metri da superare in un chilometro di marcia. Tuttavia, a causa del fondo sassoso e di alcuni tratti del sentiero che, dilavati dall'acqua e usurati dal passaggio delle persone, offrono una scarsa aderenza, questa è la parte più impegnativa della nostra escursione.
Poco distante dall'Arco di Gennargentu troviamo, lungo il sentiero, quella che ho chiamato Nuova Fontana Erisi per distinguerla dalla vecchia Fonte Erisi ubicata alcune decine di metri più a monte. E' stata realizzata solo da alcuni anni e utilizza l'acqua proveniente dalla vecchia sorgente. Purtroppo, durante l'estate tende a esaurirsi.
Arriviamo, con un po' di fiatone, a Genna Orisa.  Il terreno si presenta cosparso di sassi rossastri derivati dalla disgregazione della colata di porfido che poi prosegue nelle rocce alla nostra sinistra. Il colore rosso è esaltato da quello grigiastro del terreno e delle rocce circostanti.
Alla nostra destra Punta su Sciùsciu (1823 m s.l.m.), un'impervia collinetta che si presenta con un ammasso di rocce e sassi granitoidi. Nelle attuali carte IGM è indicata come Bruncu Spina ma il vero Bruncu Spina è chiaramente visibile proprio dietro Punta su Sciùsciu, facilmente distinguibile dalla presenza di alcune antenne radio. Il toponimo su Sciùsciu, rilevato dalle vecchie carte IGM, significa "il Crollo", espressione che rende chiaramente l'idea dell'aspetto di questa parte del Gennargentu.
Alla nostra sinistra possiamo invece osservare il lungo sentiero che, mantenendosi poco distante dalla linea di cresta sul versante occidentale del Gennargentu, porta fino a Punta della Croce (1828? m s.l.m.), facilmente individuabile, appunto, per la presenza di una grande croce.

La tradizione ha sempre considerato questo sito come Punta La Marmora ma la vera Punta La Marmora (1834 m s.l.m.) è chiaramente visibile circa duecento metri più avanti. Si distingue per un grande cono di pietre o, semplicemente, perché appare più alta. La differenza tra le due punte è solamente di sei metri e questa può essere stata la causa dell'errore. Ma posizionandosi correttamente, ad esempio sulla roccia che si incontra un po' prima di Punta della Croce, non rimarranno dubbi su quale sia la punta più alta.

Per un chiarimento su questo argomento rimando alla pagina:

La scoperta della vera Punta La Marmora.
Dopo la rituale sosta sotto la grande croce, (questa tradizione può essere senz'altro conservata), prosequendo in direzione sud, sempre seguendo il sentiero che si mantiene prossimo alla linea di cresta, si arriva agevolmente a Punta La Marmora (1834 m s.l.m.).
Un'altra quindicina di minuti di cammino e giungiamo a Punta Florisa. E’ questa una collinetta isolata e di aspetto roccioso che rappresenta un po' l'ultima protome della cresta del Gennargentu. Da questa posizione, che rimane un po’ isolata rispetto al resto della montagna, si possono ammirare le grandi vallate del versante meridionale del Gennargentu e, proprio sotto di noi, l'ampia doppia sella detta Arcu sa Turzi, infine, di fronte, la grande sagoma di Bruncu Allasu (1701 m s.l.m.).
Ma, poiché l'ora inizia a farsi un po' tarda, ci sembra opportuno considerare Punta Florisa il capolinea della nostra escursione e prendere la via del ritorno.

Nei Monti del Gennargentu si possono trovare varie specie vegetali endemiche, rare o, più semplicemente, interessanti per le loro caratteristiche. Nel corso dell'esposizione ne ho citate alcune, per altre ho semplicemente inserito la foto a lato della pagina.
Non tutte le specie menzionate si possono trovare strettamente lungo il sentiero descritto. Un appassionato di botanica è sempre attento a individuare, anche in lontananza, variazioni dell’habitat che possano far presumere la possibile presenza di qualche pianta particolare.
Segnalo due specie un po' difficili da trovare anche a causa delle ridotte dimensioni e del portamento aderente al terreno. Sono l'erniaria di Litardière (Herniaria latifolia subsp. litardierei) e la p
aronichia con foglie di poligono (Paronychia polygonifolia), entrambe rarissime su queste montagne ma, in un certo senso, ubiquitarie. Possono essere rinvenute, inaspettatamente, anche nei posti più impensabili, talvolta in associazione tra loro o con la più diffusa spergularia comune (Spergularia rubra).
Vorrei qui rimarcare la presenza in questa parte del Gennargentu di alcune piante arboree e arbustive, più tipiche delle aree carbonatiche del settore centro-orientale dell'isola. Qui sono rare e la loro presenza in questa parte dei Monti del Gennargentu desta una certa sorpresa.

Oltre alle già menzionati acero trilobo (Acer monspessulanum) e pero corvino (Amelanchier ovalis), aggiungo il ranno alpino (Rhamnus alpinus ora Atadinus alpinus) e il sorbo montano (Sorbus aria). Quest'ultimo non è da confondere con il sorbo meridionale (Sorbus graeca), presente sui rilievi carbonatici del settore centro-orientale dell'isola.

La prima è una rhamnacea arbustiva dalle foglie ellittiche, lucide e coriacee. Il frutto è una piccola drupa sferica di colore inizialmente verde per poi diventare rossa e infine nera a maturità completa. Può essere osservata sulle rocce presso l’Arco di Gennargentu.

La seconda è una rosacea, anch’essa dalle foglie ellittiche ma tomentose, particolarmente nella fase giovanile. Il frutto è, anche in questo caso, una piccola bacca sferica che a maturità assume un bel colore rosso aranciato. Generalmente è un albero di modeste dimensioni ma capita spesso, come in questo caso, di trovarlo adattato alla vita rupicola e trasformato in un piccolo arbusto. Un esemplare può essere osservato su una rupe, lungo il sentiero, alcune centinaia di metri prima della cima del Bruncu Spina (1828 m s.l.m.).
Per poter osservare questa pianta è sottinteso che al ritorno bisogna seguire il Sentiero alto Bruncu Spina, così come accennato all’inizio di questa pagina.
Considerando che nel frattempo si potrebbe essere anche un po’ stanchi, consiglierei di scendere dal Bruncu Spina seguendo la strada sterrata. Si cammina più in sicurezza però il percorso si allunga ma si hanno tante cose da osservare.

(17 luglio 2014)
(Ultima revisione: 11/03/2021)

Il versante nord-orientale del Bruncu Spina. L'inizio del sentiero è in basso a sinistra, in corrispondenza dei boschetti di ontani


Il cartello che indica il sentiero sul versante orientale per il Bruncu Spina e Punta Paulinu

Parte iniziale del sentiero con l'attraversamento di alcuni punti rocciosi


La parte iniziale del seniero vista a ritroso. Sullo sfondo la strada asflatata da cui siamo giounti

L' ampio costone del Bruncu Spina e al centro, tra gli ontaneti, l'area di sosta

Il versante orientale del Bruncu Spina con il sentiero che s'inerpica con debole pendenza

Un maschio di lucertola tirrenica (Podarcis tiliguerta) e una coccinella dai sette punti


Un giovane mucca scruta, un po' sospettosa, gli escursionisti che passano sotto la "sua" roccia

Il sentiero si affaccia verso il Gennargentu. In alto il passo di Genna Orisa, la "porta" che che si apre verso Punta la Marmora


Il versante orientale del Gennargentu con le ampie distese di sassi. La stessa situazione si ripete anche nel versante occidentale  

L'ampia vallata del rio Baccu 'e Seardu che si origina dall'arco di Gennargentu e si espande fin verso la cantoniera di Pira Onni (sulla strada statale Nuoro-Lanusei)


L'ascesa di questo versante tra l'Arco di Gennargentu (in basso, semi-nascosto dalle rocce) e Genna Orisa (in alto al centro) costituisce la parte più impegnativa dell'escursione

Nel sentiero tra l'Arco di Gennargentu e Genna Orisa, già difficoltoso per il dislivello e per il fondo sassoso, in questo caso si aggiunta anche la foschia


La Nuova Funtana Erisi realizzata recentemente lungo il sentiero. Quella naturale, dove realmente sgorga l'acqua, si trova alcune decine di metri più a monte

Genna Orisa ricoperta di pietre di porfido rosso e viole del Limbara. Sullo sfondo i grigi massi granitoidi di Punta su Sciùsciu. A sinistra la foschia che sale. Non si può dire che manchino i contrasti


Ancora Genna Orisa con la distesa di pietre di pofido rosso e, sullo sfondo la cresta del Gennargentu di un colore grigio-verdastro dovuto alle filladi metamorfiche e Punta La Marmora con la grande croce

Arrivando a Genna Orisa si nota, alla nostra destra, una collina che sembra formata da un grande ammasso di pietre: punta Su Sciùsciu


Il facile sentiero che da Genna Orisa conduce a Punta la Marmora. I ciclisti che arrvano fin quassù lo percorrono tranquillamente in bicicletta

Da questa posizione appare chiaramente che Punta della Croce è più bassa di Punta La Marmora


Non bisogna dimenticare che queste aree rimangono per vari mesi coperte dalla neve

All'estremo sud del Gennargentu c'è l'ultima propaggine: Punta Florisa, qui ripresa dal cono di pietre di Punta La Marmora

Le distese di sassi del versante occidentale conservano un monumento naturale: questo boschetto di tassi


Digitale rossa (Digitalis purpurea)


Genziana maggiore (Gentiana lutea)

Peverina di Gibilterra (Cerastium boissierianum)


Nontiscordardimè di Soleirol (Myosotis soleirolii)

Saponaria rossa (Saponaria ocymoides ssp. alsinoides)


Spillone del Gennargentu (Armeria sardoa ssp. genargentea)

Ranuncolo a foglie di platano (Ranunculus platanifolius)


Sassifraga bulbifera (Saxifraga bulbifera)

Borracina villosa (Sedum villosum)


Borracina alpestre (Sedum alpestre)

Viola del Limbara (Viola corsica ssp. limbarae)

Erba storna brevistila (Thlaspi brevistylum)

Erniaria di Litardière (Herniaria latifolia ssp. litardierei)

Paronichia con foglie di poligono (Paronychia polygonifolia)

Acero minore o trilobo (Acer monspessulanum). Albero che può raggiungere  dieci-dodici metri di altezza, qui adattato alla vita rupicola


Sorbo montano (Sorbus aria). Albero di medie dimensioni che spesso si ritrova adattato anche alla vita rupicola.

Ranno alpino (Rhamnus alpinus). Arbusto rupicolo reperibile più facilmente sulle rocce calcaree

Pero corvino (Amelanchier ovalis). Arbusto prevalentemente rupicolo più comune nelle aree calcaree ma anche nel versante opposto del Bruncu Spina

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